mercoledì, Dicembre 4, 2024

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Turetta, giudici decidono: sentenza per omicidio Cecchettin non prima delle 16

(Adnkronos) – E’ il giorno della sentenza nel processo a Filippo Turetta, imputato per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Nessuna replica e così i giudici della corte d’Assise di Venezia oggi 3 dicembre si sono ritirati in camera di consiglio per decidere sul destino del giovane, a processo per omicidio aggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere dell’ex fidanzata uccisa, con 75 coltellate, la sera dell’11 novembre 2023. La sentenza slitta a “non prima delle ore 16”, quindi di un’ora rispetto alla previsione iniziale fornita dalla corte d’Assise di Venezia. 

Nella sua requisitoria il pm Andrea Petroni ha chiesto l’ergastolo per l’imputato, mentre la difesa, rappresentata dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, ha chiesto di escludere le aggravanti (premeditazione, crudeltà e atti persecutori), di tener conto della giovane età e dall’assenza di precedenti e di non condannarlo al fine pena mai.  

Oggi, a poco più da un anno dal femminicidio dell’11 novembre 2023, la corte d’Assise di Venezia dovrà non tanto stabilire la responsabilità del reo confesso quanto la durata del carcere. Dovrà decidere se infliggere l’ergastolo – e se dunque sussistono le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dello stalking – oppure decretare che un ventiduenne non merita il fine pena mai, anche per la giovane età e l’assenza di precedenti.  

 

Per la difesa, rappresentata dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, l’ergastolo è “inumano”, per l’accusa invece è l’unica condanna possibile per chi ha architettato di uccidere e nascondere la vittima, e poi di fuggire. Per la pubblica accusa, il delitto “è l’ultimo atto del controllo” esercitato sull’ex fidanzata, laureanda in Ingegneria biomedica. L’azione dell’imputato è “manipolatoria”: incalza la compagna di studi, gioca sui sensi di colpa, invia decine e decine di messaggi al giorno alla coetanea, minaccia il suicidio come forma di “ricatto”. 

 

Nel rapporto altalenante – iniziato nel gennaio 2022 e chiuso a fine luglio 2023, l’interesse diventa ossessione. Giulia Cecchettin “già ad ottobre del 2022 dichiara di avere paura, lo ribadisce a ottobre 2023 in un messaggio: ‘mi spaventi, tu ti comporti come uno psicopatico, inizi a farmi paura’”. Turetta che “aveva tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere” decide di uccidere. 

Almeno quattro giorni prima dell’omicidio si appunta ciò di cui ha bisogno: coltelli, nastro per legarla e impedirle di urlare, cartine stradali per la fuga, contanti per evitare di essere rintracciato, sacchi neri. Di fronte all’ennesimo rifiuto di tornare insieme, entra in azione. A Vigonovo (Padova), in un parcheggio a 150 metri da casa Cecchettin, impugna un coltello e inizia a colpire. Costringe l’ex fidanzata a salire in auto dove infierisce ancora, e quando nella zona industriale di Fossò (Venezia) scappa, la raggiunge e la finisce con un altro coltello. 

La carica in auto e la abbandona a cento chilometri da casa, vicino al lago di Barcis. La copre per celare l’orrore delle coltellate, di cui 25 da difesa a testimoniare che Giulia ha lottato a lungo. La fuga in auto finisce una settimana dopo in Germania. Ad attenderlo in Italia c’è il carcere di Verona dove confessa il primo dicembre 2023, poi c’è il processo durato poco più di due mesi e oggi – sul femminicidio che ha rimesso al centro la lotta al patriarcato – si attende la prima sentenza.  

 

 

 

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