WUHU – Il gruppo Chery, terzo costruttore cinese di automobili e storicamente il primo esportatore, è sbarcato in Europa nel 2023 con due nuovi marchi: Omoda e Jaecoo, sviluppati per conquistare i consumatori del Vecchio Continente. Le vendite sono iniziate prima in Spagna e Gran Bretagna, quindi in Italia, Polonia e Ungheria. A margine della Global Innovation Week a Wuhu, quartier generale di Chery, durante una tavola rotonda riservata alla stampa italiana abbiamo avuto l’opportunità di confronto con Shawn Xu, Ceo dei due marchi, nonché Vice President International Operations per fare il punto sul primo anno di attività e sulle future strategie industriali per l’Europa.
Quali obiettivi di vendita avevate immaginato per l’Europa, e in particolare per il primo anno in Italia?
“Abbiamo cominciato in febbraio in Spagna, con un unico modello, Omoda 5, crossover di segmento C e nel primo mese di vendite vere e proprie ne abbiamo vendute 200. I volumi hanno iniziato a salire in fretta e dopo sei mesi eravamo a quota 3.000. Entro fine anno contiamo di arrivare a 5.000. In Italia siamo partiti poco prima dell’estate, nel primo mese abbiamo venduto 500 vetture con l’obiettivo di raddoppiarle per fine anno”.
L’anno prossimo?
“Con il secondo modello Jaecoo 7, un Suv di segmento D che avrà anche una variante plug-in hybrid, l’obiettivo è di 5.000 unità al mese in Europa tenendo conto dell’espansione verso altri Paesi, tra cui la Grecia. Tuttavia, il nostro primo obiettivo è essere percepiti come brand cool per le nuove generazioni”.
Quali sono i progetti industriali di espansione in Europa, tra cui una Gigafactory e una seconda fabbrica, magari in Italia?
“Attualmente abbiamo una fabbrica in Spagna, a Barcellona, dove entro fine anno inizierà la produzione di Omoda 5 benzina, mentre la variante elettrica è prevista l’anno prossimo. Dovremo anche produrre le batterie, per evitare i dazi, ma l’installazione di una gigafactory è molto complessa e richiede tempi lunghi, ben oltre un anno. Siamo consapevoli che un solo stabilimento in Spagna non sia sufficiente e l’Italia continua a essere una possibilità concreta”.
Nella presentazione al Summit di Wuhu, l’Italia è stata menzionata per progetti futuri di Ricerca e Sviluppo: design center o ingegneria?
“Il progetto per l’Italia è in fase di trattativa avanzata e contiamo di essere operativi molto presto. L’attuale R&D Center di Raunheim, vicino a Francoforte, che si occupa di adattare i modelli prodotti in Cina alle esigenze del mercato europeo e ai requisiti di omologazione non è sufficiente, nonostante sia stato ingrandito a inizio anno. In Italia c’è una lunga tradizione nel design, basti pensare ai grandi carrozzieri come Bertone, Pininfarina e Italdesign e altrettanto nel campo di ingegneria dell’automobile. Così stiamo valutando con grande attenzione l’area torinese, che vanta competenze di altissimo livello e dove pensiamo di iniziare le attività con oltre 100 persone, destinate a salire ancora rapidamente”.
Come pensate di rispondere ai dazi aggiuntivi sulle elettriche in arrivo dalla Cina?
“Costruiremo l’Omoda 5 elettrica nello stabilimento di Barcellona, e non si tratterà di una semplice attività di semplice montaggio, perché è necessario un importante contributo locale. Questa è la ragione del rallentamento dell’avvio della produzione: dobbiamo attrezzarci con la produzione delle batterie”.
Siete partiti in Europa con modelli medi e grandi, ma qui piccole e compatte dominano il mercato. La vostra strategia “in Europe for Europe” prevede modelli più piccoli?
“Certamente, dopo Omoda 5 e Omoda 7, che sarà lanciata all’inizio del prossimo anno, stiamo sviluppando la Omoda 3 lunga 4,30-4,34, compatta ma non troppo piccola così da non compromettere l’abitabilità per cinque adulti, in particolare quella posteriore. È una crossover dal look aggressivo, ispirata ai robot giapponesi, sarà disponibile full hybrid o elettrica e prevediamo di venderla nel 2026”.
Aprirete delle filiali anche negli altri due grandi mercati europei, Francia e Germania e nei paesi del nord Europa?
“Il nostro obiettivo è diventare globali con Omoda e Jaecoo e la conferma del nostro potenziale arriva dal successo riscontrato nei paesi dove abbiamo debuttato come Spagna, UK, Italia e Polonia. Dobbiamo però consolidarci e non avere troppa fretta. Inizialmente avevamo una strategia più aggressiva con l’obiettivo di coprire i cinque principali mercati entro l’anno. Ci siamo però resi conto che ci vuole più tempo per preparare e formare i team di lavoro dei vari Paesi e farli interagire con i nostri manager, così abbiamo posticipato la creazione di filiali in Francia e Germania”.
Nonostante il bando ai motori a combustione previsto per il 2035, l’elettrico non sfonda in Europa, provocando grossi problemi ai costruttori che hanno già investito sui veicoli a batteria. Come vedete il futuro delle EV in Europa?
“Dobbiamo seguire la domanda del mercato e ovviamente non possiamo offrire solo vetture termiche visti i limiti attuali sulle emissioni di CO2. Con le nostre varianti full hybrid e plug-in siamo in grado di proporre un’offerta bilanciata soprattutto in quei mercati dove l’infrastruttura di ricarica non è ancora così sviluppata. Tuttavia, siamo pronti a soddisfare la domanda necessaria per abbattere le emissioni con una gamma completa di vetture elettriche pure. Per noi l’Europa è un mercato molto importante e puntiamo ad avere un ruoto da protagonisti grazie alla strategia “In Europe for Europe” per questo siamo molto attenti ai cambiamenti per essere pronti a soddisfare qualsiasi esigenza”.