giovedì, Marzo 6, 2025

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Morto Roy Ayers, padrino del neo soul con ‘Everybody Loves the Sunshine’

(Adnkronos) – Il musicista statunitense Roy Ayers, tra i più importanti jazzisti post-bop nonché un pioniere del jazz-funk e dell’acid jazz, definito ‘il padrino del neo soul’, è morto martedì 4 marzo a New York all’età di 84 anni dopo una lunga malattia. L’annuncio della scomparsa del compositore, vibrafonista, cantante e produttore, noto per l’album “Everybody Loves the Sunshine”, è stato dato dalla sua famiglia con un comunicato, descrivendolo come “altamente influente e ricercato come collaboratore musicale”. 

Nel corso della sua leggendaria carriera, Ayers ha pubblicato decine di album, a partire da “West Coast Vibes” nel 1963. Il suo più grande successo, “Everybody Loves the Sunshine”, è stato realizzato nel 1976 dalla sua band, Roy Ayers Ubiquity. Da allora le sue canzoni sono state campionate da artisti come Mary J. Blige (“My Life”), A Tribe Called Quest (“Bonita Applebaum”) e Junior M.A.F.I.A. (“Get Money”). Nel 2016 la title track di “Everybody Loves the Sunshine” è stata classificata da Pitchfork una delle 200 migliori canzoni degli anni Settanta. 

Nato a Los Angeles il 10 settembre 1940, Roy Ayers mostra fin da bambino un’affinità naturale per la musica, complici i genitori Ruby Ayers, insegnante di pianoforte, e Roy Ayers Senior, trombonista. Già all’età di 5 anni suona al pianoforte pezzi di boogie-woogie. Dopo essersi interessato alla steel guitar, al flauto, alla tromba e alla batteria, si dedicò definitivamente al vibrafono. La scelta di questo particolare strumento fu segnata dall’incontro con Lionel Hampton, eccezionale vibrafonista jazz dell’omonima Lionel Hampton’s Big Band, il quale, vista l’esuberanza di Ayers durante un suo concerto, decise di regalargli le sue bacchette. 

Dopo la collaborazione con il flautista jazz Herbie Mann nel 1966, Ayers fondò la sua band, Roy Ayers Ubiquity, nella prima metà degli anni Settanta. La sua produzione si spostò dal jazz-funk all’R&B come dimostrano gli album “Mystic Voyage” (1975) e “Everybody Loves the Sunshine” (1976), entrambi prodotti dalla Polydor. 

Nel 1979 Ayers si posizionò nella top ten della Billboard’s Hot Disco/Dance Chart con il singolo “Don’t Stop the Feeling”, poi racchiuso nel’album “No Stranger To Love” del 1980. Nel 1988 è tra i musicisti che incidono la canzone “Love Will Save The Day” di Whitney Huston, con un assolo di vibrafono. Tra gli anni Novanta e il 2010 Roy Ayers ha realizzato numerose collaborazioni come quella all’interno dell’album “Stolen Moments: Red Hot + Cool” (1994), prodotto dalla Red Hot Organization per aumentare la consapevolezza e i fondi a sostegno dell’epidemia di Aids all’interno della comunità afroamericana. 

Ayers è stato anche fondatore di due etichette discografiche: Uno Melodic Records e Gold Mink Records. Nel 2004 ha pubblicato i suoi due ultimi album: “Virgin Ubiquity:Unreleased recordings 1976-1981” e “Mahogany Vibes”. Il suo sound accattivante, fatto di sonorità jazz unite alla musica funk, rock, soul e latina, ha incantato anche il pubblico italiano, per il quale Ayers si è esibito nel dicembre 2017 in tre concerti, rispettivamente a Roma (Monk Roma), Bologna (Bravo Caffè) e Milano (Dude Club). (di Paolo Martini) 

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