giovedì, Settembre 19, 2024

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La sfida Europa-Cina ha dominato il Salone di Torino, tornata per tre giorni capitale dell’auto

TORINO — Il confronto tra Europa e Cina ha dominato la prima edizione del Salone dell’Auto di Torino, una kermesse che non è ancora stata monopolizzata dai costruttori del Dragone. Se si guardano i numeri su oltre 40 espositori che hanno popolato il centro di Torino, da venerdì a domenica, solo sette provengono dalla Cina: Dongfeng, presente con i brand Voyah e M-Hero, Byd, Omoda e Jaecoo, che appartengono al gruppo Chery, e poi MG. Non è però solo una questione di numeri, ma di peso della presenza.

I cinesi sfruttano ogni occasione e Torino è stato un trampolino in un momento particolare. Tra Bruxelles e Pechino è in corso un braccio di ferro sulla istituzione di dazi quinquennali sulla importazione delle auto elettriche, anche se dal Dragone possono arrivare pure vetture ibride e con motori tradizionali. «Abbiamo una diversificazione di prodotto molto amplia», rispondeva giovedì Ma Lei, general manager di Dongfeng, a chi gli chiedeva dei dazi. «Risponderemo a tutte le richieste dei clienti», ha poi aggiuto. «Oggi vendiamo 10 mila unità in Europa, ma presto arriveremo a 20-30 mila», ha precisato. E se per i manager è troppo presto per parlare di costruire una fabbrica in Piemonte, magari nel comprensorio di Torino, che sembra favorito, i tempi sono giusti per consolidare il mercato nel Vecchio Continente. Ed ecco servite la Dongfeng Box e Voyah Courage, le due anteprime della rassegna. «Dalla Cina arrivano prodotti nuovi e interessanti per i consumatori. La qualità è ormai ottima e pure la rete post vendita e di assistenza si è allineata ai canoni europei», dice Giacomo Carelli, ad di CA Autobank, società di finanziamento e di leasing che sta accompagnando l’ingresso di diversi brand in Europa.

Riguardo al Salone, la formula open, sia perchè non c’è il biglietto di ingresso sia perché è all’aria aperta nel cuore della città, ha funzionato. Il pubblico non è mancato, anzi. Un pubblico misto, non solo appassionati e professionisti del settore, ma curiosi o persone che al Salone sono capitate per caso. Ma che sono arrivati anche da fuori, circa un 30% è la stima di chi organizza la manifestazione.


E le case automobilistiche hanno fatto il pieno, grazie anche alle chicche esposte, come la 600e Abarth e la Fiat Grande Panda, osservate anche dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini preoccupato che l’Italia si trasformi in una colonia della Cina. «Siamo determinati a continuare a guidare l’industria automobilistica verso un futuro più verde e più connesso, senza mai perdere di vista la nostra eredità e le nostre radici», dice Santo Ficili, responsabile Italia di Stellantis, gruppo che ha come primo azionista Exor che controlla anche Repubblica.

In esposizione la nuova R5 di Renault, la vera attrazione di piazza San Carlo, il salotto di Torino, oppure la nuova Qashqai di Nissan e la Jimny Mata della Suzuki. Tutti a prenotare i test drive per mettersi al volante di una Tesla, ad esempio, e c’è chi, come Byd, ha deciso di aumentare le auto per le prove.

Il Salone non è l’evento blasonato di Parigi, che apre i battenti il 14 ottobre al Paris Expo Porte de Versailles, rassegna che si alterna con Monaco. Torino, però, ha indicato una strada: la gente vuole vedere dal vivo le auto, vuole salirci a bordo, non le vuole solo vedere su uno schermo del pc, in un video o virtualmente su un configuratore. Meglio quindi arricchire i programmi Off che coinvolgano tutti, anche per i Saloni blasonati. «Più che un Salone, è una festa – spiega l’organizzatore Andrea Levy – per il pubblico». Festa che ha rischiato di essere rovinata da un incidente ieri mattina, quando una Lancia Delta in piazza San Carlo è finita a bassa velocità sulle transenne e sul pubblico: dodici contusi, ma nessun ferito grave. L’organizzazione ha deciso di annullare gli altri eventi e per la prossima edizione è probabile che le distanze tra pubblico e auto in marcia verranno riviste con barriere ad hoc.

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