venerdì, Novembre 22, 2024

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Separazioni violente – come riconoscere la violenza. L’avv. Maria Luisa Missiaggia spiega la differenza tra conflitto e violenza nella coppia

(Adnkronos) – Conflitto e abuso in una separazione non parlano la stessa lingua. Un campanello di allarme ancora più evidente nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Sono sempre più urgenti metodi di intervento e prevenzione a tutela della donna e dei figli.  

Roma, 18 novembre 2024. Le separazioni e i divorzi violenti sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni e si rivelano sempre più urgenti i metodi di intervento e prevenzione per tutelare la famiglia. Questo campanello di allarme è ancora più evidente nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel giorno 25 novembre dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per ricordare le vittime di maltrattamenti, abusi, femminicidi e per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze di genere. Molte sono, infatti, le donne che vivono una situazione di violenza da parte del partner e questo rappresenta “un problema di salute di proporzioni globali enormi”, come rimarcano i report. 

L’Associazione Studiodonne Onlus di Roma, presieduta dall’avvocato Maria Luisa Missiaggia, specializzata in diritto di famiglia, è nata nel 2017 proprio a difesa dei soggetti deboli, in particolare donne e bambini, che subiscono violenze sia nell’ambito familiare che fuori. Oltremodo promuove in Italia lo sviluppo e la diffusione delle tecniche alternative al conflitto familiare attraverso un metodo innovativo ma con radici lontane, quello dei 12 passi utilizzato dagli Alcolisti Anonimi dal 1935 e oggi applicato in più di 160 paesi. 

«In caso di violenze domestiche è importante intervenire per tempo e per farlo serve il contributo di tutti – sottolinea l’avvocato matrimonialista Maria Luisa Missiaggia –. Purtroppo, nella maggior parte dei casi il maltrattamento avviene tra le mura domestiche in fase di crisi acuta della relazione di coppia. Prima di tutto va fatta una differenza importante: conflitto e abuso non parlano la stessa lingua. Conflitto è tale quando due persone, genitori ad esempio, comunicano in modo distorto mettendo il bambino sullo sfondo, spesso ignorandolo per dare sfogo alle reciproche frustrazioni, rabbie e dolori. Abuso è il subire un danno fisico e/o psichico senza per questo essere sullo stesso piano dell’abusante e maltrattante. Spesso si parla erroneamente di conflitto anche quando è in atto una violenza e dunque i due genitori vengono posti sullo stesso piano e privati della responsabilità genitoriale con intervento dei servizi e dei tutori e/o curatori». 

La significativa differenza tra conflitto e violenza mette in luce la necessità di considerare la violenza come una patologia che necessita quindi di cure e trattamenti mirati. «Un aspetto da non sottovalutare mai è il rischio di recidiva negli aggressori macchiatisi di crimini come i femminicidi e che hanno scontato la pena in carcere – evidenzia l’avv. Missiaggia –. Pur avendo tenuto comportamenti ineccepibili nell’ambito del penitenziario, si è constatato, in base alle statistiche, che quando escono hanno impulsi violenti nei confronti delle donne, soprattutto se non vengono seguite le misure di riabilitazione adeguate. Purtroppo, ci sono molto casi eclatanti che lo testimoniano. Uno recente ed emblematico ha riguardato un soggetto, accusato di femminicidio e in fase di sconto della pena, che aveva ottenuto la libertà vigilata diurna. Ha così avuto modo di conoscere una ragazza e fidanzarsi con lei, nascondendole di essere un imputato in carcere. Nel momento in cui la ragazza lo ha scoperto e l’ha detto all’uomo, lui ha tentato di ucciderla in un autobus, davanti a tutti. La ragazza si è salvata solo grazie ad una sciarpa molto pesante che ha impedito al coltello di raggiungerle la carotide. Per questo diventa necessario che, una volta usciti dal carcere, tali soggetti vengano trattati mediante competenze specifiche». 

La violenza domestica è un reato: i casi anche di natura recidiva, come evidenziato dall’avvocato Missiaggia, dimostrano l’importanza di porre attenzione a soggetti già condannati. La situazione ha un impatto anche sulle separazioni violente. «Proprio per questo nella nostra Onlus abbiamo mutuato il metodo dei 12 passi utilizzato dagli Alcolisti Anonimi in America seguendo il metodo di violenti anonimi (www.12steps.nz/12-step-programs/violence-anonymous): questi soggetti vengono trattati attraverso percorsi di recupero personali, considerando la violenza come una malattia pari a quella della tossicodipendenza e di altre dipendenze. Nelle separazioni e nei divorzi si fa spesso molta confusione in tribunale tra conflitto e abuso. La distinzione è invece importantissima, perché solo se la applichiamo e la ripetiamo ad alta voce, possiamo anche scoprire tutte le differenze di trattamento in fase di separazione». 

Capire i cosiddetti campanelli d’allarme è il primo passo per individuare un abuso, quali lo squilibrio di potere, l’esercizio di una violenza non solo fisica ma anche psicologica o economica, la volontà di dominare, di controllare, di umiliare la persona che si ha a fianco come mero oggetto del proprio bisogno. La creazione di una rete di supporto per le vittime è la missione di associazioni come Studiodonne Onlus di Roma, che opera ogni giorno per favorire e promuovere la collaborazione tra istituzioni, tribunali, Asl, forze di polizia, imprese, fondazioni, associazioni e cittadini, in modo da prevenire e contrastare la violenza fin dai suoi primi segnali. «L’unico modo è allontanarsi da queste persone violente: fisicamente, se si ha la possibilità di farlo, o almeno psicologicamente. Non cercare piuttosto il confronto e il contraddittorio, ma rivolgersi a persone competenti per essere supportate e quindi fare rete per essere protette. Questa è una mission che mi sento di avere in prima persona, lo faccio da sempre nelle mie consulenze e nei tribunali, proprio per insegnare a sapersi comportare e a riconoscere la situazione più pericolosa. Solo così si prende il coraggio di assumere un difensore e, in caso di figli minori, di rivolgersi al tribunale per ottenere un affido esclusivo», ribadisce l’avv. Maria Luisa Missiaggia. 

Contatti: https://studiodonne.it/
 

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