venerdì, Novembre 22, 2024

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Crosetto: “Siamo in Libano e ci rimaniamo, Italia non prende ordini da nessuno”

(Adnkronos) – “L’Italia non prende ordini da nessuno soprattutto se è in un luogo in nome delle Nazioni Unite con il compito di mantenere la pace”. Lo afferma il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in visita in Kosovo, all’indomani dell’attacco israeliano a Unifil in Libano. 

“Non saremo mai noi che ci spostiamo perché arriva qualcuno che con la forza ci dice ‘spostatevi perché stiamo andando a combattere’. Noi siamo lì e ci rimaniamo con la fierezza di un mandato che abbiamo ricevuto dalle Nazioni Unite”, dice Crosetto. “Al contempo pretendo il rispetto che pretende una nazione amica impegnata in una missione internazionale di pace”, conclude il ministro della Difesa. 

Sulla situazione in Libano il ministero della Difesa oggi è intervenuto con una nota. “In merito alle notizie circolate nella giornata odierna, riguardanti un presunto terzo attacco contro le basi italiane di Unifil in Libano, il Ministero della Difesa smentisce categoricamente tali affermazioni”, sottolinea il ministero spiegando che “le verifiche condotte sul campo confermano che non vi è stato alcun ulteriore attacco”. “Sono attualmente in corso le attività relative a lavori di ripristino dei manufatti precedentemente danneggiati, eseguiti in pieno coordinamento e accordo tra le unità italiane di Unifil, le Forze Armate libanesi e le Forze di difesa israeliane (Idf) – continua – L’intervento di riparazione si è reso necessario a causa dei danni riscontrati nei giorni scorsi e ha lo scopo di garantire la sicurezza e l’operatività delle strutture della missione”.  

“Le operazioni sono state pianificate e sono in corso di svolgimento con il consenso di tutte le parti interessate, assicurando il pieno rispetto degli accordi e dei protocolli internazionali in vigore – conclude – Il ministero della Difesa invita i media a verificare accuratamente le informazioni prima della loro diffusione, onde evitare il propagarsi di notizie infondate che potrebbero generare preoccupazione”. 

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine di un incontro a Torino, ha confermato che negli attacchi israeliani contro le base Unifil “non c’è alcun soldato italiano ferito, sono comunque in sicurezza”. “Continuiamo a mandare messaggi chiari al Governo di Israele che i soldati italiani non si toccano – ha detto il vicepremier – i nostri soldati non sono militanti di Hezbollah ma sono quelli che hanno sempre garantito con grande rispetto delle regole, lavorando per la pace, una situazione che permettesse anche alla popolazione civile israeliana di essere tutelata”. Tajani ha aggiunto: “Hanno fatto il loro dovere. Siamo vicini ai nostri militari, stiamo seguendo minuto per minuto quello che sta accadendo”. 

“Abbiamo scritto di nuovo oggi al ministro degli Esteri israeliano per dire che è inaccettabile quello che sta accadendo – ha scandito il titolare della Farnesina – aspettiamo che facciano l’inchiesta e, visto che ci sono prove inequivocabili che sono stati i soldati israeliani a sparare contro le basi Unifil, questa mattina c’è stato un altro incidente inaccettabile in una base in cui c’erano anche una settantina di soldati italiani, ritengo che sia inammissibile”. 

“Noi continuiamo a dire che le basi dell’Onu devono essere tenute al di fuori perché servono a garantire la pace nella martoriata terra del Medio Oriente – ha sottolineato il ministro degli Esteri – Continuiamo a mantenere ferma la nostra posizione di condanna per quanto accaduto. Se continuerà a ripetersi vuol dire che è una scelta volontaria, non si può parlare di incidente”, ha aggiunto Tajani, ribadendo di avere “scritto al ministro israeliano Katz per dire che è inaccettabile quello che sta accadendo, avevamo chiesto nei giorni scorsi garanzie per l’incolumità delle nostre truppe. Non vogliamo che la situazione peggiori”. 

“Noi siamo amici di Israele ma questo – ha messo in chiaro – non deve trasformarsi nella possibilità di mettere a repentaglio la vita dei nostri militari che sono lì per portare la pace non per fare la guerra”. 

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